Per essere realmente contemporanei, oltre ad essere ancorati al presente è necessario guardare al futuro con lungimiranza ma facendo tesoro della storia. Essere contemporanei, al passo coi tempi e anche veramente ganzi, non può prescindere dall’interrogarsi sullo stile di vita o sul proprio rapporto con il mondo e con gli altri. Non curarsi dell’ambiente, alimentarsi a casaccio ingrassando soprattutto le multinazionali, aver paura del diverso e del nuovo è obsoleto oltre che irresponsabile e miope. Lungi dall’essere una fanatica, penso che ognuno di noi debba cercare e possa trovare il suo proprio modo per agire come un essere umano responsabile e per quanto mi riguarda, pur avendo ancora un gran margine di miglioramento (usare meno l’auto, non comprare cose inutili, diventare vegetariana) una scelta l’ho fatta quasi quattro anni or sono e oggi mi regala grandi soddisfazioni e molto gusto!
Sono entrata a far parte di un Gruppo d’Acquisto Solidale. Perché la Massaia Contemporanea è per il biologico, la filiera corta e il commercio equo!
All’inizio non è stato facile adattarmi ad un’organizzazione diversa nel fare la spesa, o meglio, non è stato facile adattarsi ad un’organizzazione. Perché io la spesa la facevo quando mi andava, senza regole né giorni prestabiliti, limitata soltanto dalla lista della spesa (quando non la dimenticavo a casa) non avendo io orari fissi di lavoro o figli o un marito esigente – anzi, non c’era proprio marito allora. E non è stato facile neanche abituarmi all’aspetto degli alimenti che compravo: avete presente quelle bellissime verdure del supermercato? Identiche a quelle che erano disegnate sui cartelloni dell’alfabeto in prima elementare? Ecco, o da piccola mi hanno insegnato male l’alfabeto o le verdure non hanno niente a che fare con una V col ricciolo degna di un manoscritto miniato. Le verdure vere sono bitorzolute, hanno colori disomogenei e misure irregolari – proprio come gli esseri umani, benché la pubblicità voglia farci credere il contrario – ma soprattutto, le verdure vere hanno una cosa che il peperone modello o la carota super star della grande distribuzione non hanno, il sapore. E se la farina, lo zucchero e il sale non sono bianchi e lisci come la neve, che problema c’è? ormai l’ansia da dopo guerra in cui pane scuro è sinonimo di povertà dovrebbe esserci passata e il candore dello zucchero bianco è chimico come quello della “neve” tagliata male.
A me, fidarmi di ciò che mangio, rilassa e non ho bisogno del bollino blu della “banana 10 e lode” per sapere che quella frutta o quella verdura non è stata spruzzata, irrorata, inondata di sostanze chimiche: lumachine e vermicelli ne sono la testimonianza viva.
Con il GAS ormai riesco a coprire molto di ciò che mi serve per mangiare e mandare avanti la casa – dal pane al formaggio, dalla verdura al vino, dalla pasta alla cioccolata fino ai detergenti (molti, non tutti quelli che uso). E se a qualcuno venisse il dubbio che questo stile di vita voglia dire pietanze insipide e tristezza d’animo sappia che il mio si chiama G.A.S.INGRASSO ed è costituito da alcune delle persone più golose che conosco; perché prendersi cura di sé e degli altri significa godere della vita e la tavola per me, è il secondo posto in cui si gode di più.*
http://www.gassingrasso.altervista.org/cosunGAS.html
*Ma se non vado a letto con uno sconosciuto senza preservativo, perché dovrei mangiarci tutti i giorni?
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