Galette di mele

Un dolce rustico, che sa di autunno e di buono, la mia versione della galette di mele è perfetta per la merenda dei primi giorni di freddo e umido magari accompagnata da una fumante tazza di tè.

Ingredienti

Farina semintegrale (tipo 1) 200 gr

Farina di nocciole 50 gr

Zucchero a velo 50 gr

Olio e.v.o 50 gr

Vino bianco secco 60 ml

sale 1 pizzico

Mele farinose 2

Pangrattato qb

Zucchero semolato qb

Succo di limone qb

Inizia setacciando la farina e lo zucchero a velo, poi unisci la farina di nocciole e mischia bene tutto. Aggiungi il vino bianco a temperatura ambiente o addirittura leggermente intiepidito e inizia ad impastare; quindi aggiungi l’olio e lavora l’impasto. Aggiusta la consistenza e la lavorabilità aggiungendo vino o olio, perché la farina non sempre assorbe i liquidi e i grassi nello stesso identico modo. L’impasto non risulterà particolarmente liscio e ben lavorabile, ma il bello della galette è proprio il suo carattere rustico.

Stendi la pasta su un foglio di carta da forno senza badare alla precisione dei bordi e quindi adagia il foglio con la pasta nella teglia lasciando i lembi esterni del disco fuori dalla tortiera. Cospargi il fondo con un velo di pangrattato (servirà ad assorbire l’umidità delle mele) e un pochino di zucchero semolato. Sbuccia le mele, privale del torsolo e affettale con una mandolina o a coltello ma facendo attenzione a formare fette abbastanza sottili. Mettile in una zuppiera e cospargile con un po’ di zucchero semolato e qualche goccia di limone.

A questo punto riempi la base della galette con le mele, ripiega i bordi verso l’interno e spolveraci sopra altro zucchero.

Inforna a 180 gradi per circa 30 minuti.

A piacere puoi aggiungere uvetta, pinoli, nocciole o un filo della tua marmellata preferita sul fondo.

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Banana bread glutee free

Ritorno dopo molto tempo sul blog per pubblicare una ricetta perfetta per la colazione di chi, com me, non ama i sapori troppo dolci o non vuole iniziare la giornata alzando troppo la glicemia. Si tratta di una ricetta “senza”; senza zuccheri aggiunti, senza grassi e senza glutine.

Un gusto non troppo dolce dunque, in cui la dolcificazione viene data dalle banane e dalla farina di castagne.

Ingredienti:

– 300gr di polpa di banane ben mature (circa tre)

– 2 uova

– 100gr di farina di marroni

– 50gr di fecola di patate

– pinoli qb (in alternativa delle noci)

– 10gr di lievito per dolci

Se preferisci puoi aggiungere un po’ d’olio nell’impasto ma sinceramente il risultato è morbido anche senza.

Inizia preriscaldando il forno a 160 gradi in modalità statica. In una ciotola unisci tutte le polveri (farina, fecola, lievito) e setacciale bene.

Frulla le banane fino a ridurle in crema, aggiungi le uova e frulla ancora. Unisci questo composto alle polveri e mischia bene. Fodera lo stampo* da plumcake con della carta forno e versaci l’impasto, quindi cospargi la superficie con un po’ di pinoli o gherigli di noce.

Inforna per 50 minuti e lascia raffreddare bene prima di consumarlo.

*scegli uno stampo di grandezza compresa tra i 20 e i 25 cm max

Lasagne di pane guttiau con cavolo nero

Chi mi segue sui social ormai lo sa, che ho una passione smodata per il pane carasau e le sue declinazioni (guttiau, guttiau snack, pistoccu…): lo uso in tanti modi diversi e di solito non mi tradisce mai.

Oggi quindi ti voglio proporre un’alternativa alle lasagne di carasau già alternative di loro. Una lasagna quindi che preveda non solo l’uso del pane guttiau (che è in pratica il pane carasau condito) al posto della pasta ma anche una farcitura vegetariana e sicuramente più rapida in sostituzione del ragù: le lasagne di pane guttiau con cavolo nero, ingrediente toscano per eccellenza (indispensabile per la nostra Ribollita, o per delle bruschette con l’olio nòvo e i fagioli) e soprattutto di stagione.

Io ho preparato delle monoporzioni usando dei barattoli weck ma le medesime dosi le potrete usare per una normale teglia/pirofila da 2-4 persone.

Ingredienti

per le lasagne:

  • confezione di pane guttiau

per la besciamella:

  • 75gr farina 0
  • 75gr burro (in alternativa potrete usare dell’olio e.v.o)
  • 750 ml latte
  • un pizzico di sale
  • noce moscata

per la farcitura:

  • 600-700gr cavolo nero
  • 1-2 spicchi d’aglio schiacciati
  • parmigiano grattugiato q.b
  • gherigli di 6-7 noci

Prima di tutto si dovrà pensare al cavolo nero: dopo averlo lavato e privato dei gambi più coriacei, taglialo a pezzi e lessalo in acqua bollente.

Intanto in una padella fai soffriggere l’aglio (tritato, intero, in camicia secondo quanto vorrai sentirne l’aroma). Una volta scolata la verdura (premurandoti di tenere almeno un bicchiere di acqua di cottura) buttala nella padella e falla insaporire con sale e pepe, continuando a cuocere per qualche minuto; attenzione a non farlo asciugare troppo, in caso di necessità aggiungi un po’ della sua acqua.

Mentre il cavolo è in padella prepara la besciamella facendo fondere il burro a fuoco dolce; setaccia la farina e versala nel burro girando bene con un mestolo o una frusta;

Il roux (qui lo vedi un po’ più scuro del normale perché io avevo una parte di farina integrale e quindi più scura)

quindi versa il latte a temperatura ambiente e gira bene per eliminare gli eventuali grumi. Mantieni il fuoco abbastanza dolce e cuoci, mischiando di tanto in tanto finché non si sarà addensata. A questo punto lasciala intiepidire mentre ricavi i gherigli di noce e gratti il parmigiano.

Qualche accortezza per la besciamella:

  • fai attenzione perché in un nano secondo deciderà di attaccarsi al fondo
  • non addensarla troppo altrimenti poi la lasagna risulterà troppo asciutta
  • considera che nell’intiepidirsi si addenserà ulteriormente

A questo punto non resta che assemblare il tutto iniziando da uno strato di besciamella sul fondo.

Procedi poi con il pane guttiau, il cavolo, i gherigli di noce spezzettati, la besciamella e il parmigiano e così procedendo per i vari strati successivi. Sull’ultimo evita le noci e abbonda con il parmigiano.

Cuoci in forno già caldo a 190° per circa 30 minuti.

Se necessario gli ultimi minuti accendi il grill per formare la crosticina.

Spaghetti con la bottarga

Prima di tutto partiamo dal presupposto che uno spaghetto con la bottarga, non è mai soltanto un semplice spaghetto con la bottarga. E’ un’arte; oltre che una squisitezza; oltre che un pratico salva cena. E con poche accortezze anche un piatto scenografico da offrire agli ospiti.

Ingredienti per 2 persone:

  • spaghetti 200gr
  • bottarga di muggine grattugiata secca 20 gr circa + bottarga fresca da grattugiare al momento
  • olio e.v.o qb
  • 1-2 spicchi d’aglio
  • abbondante prezzemolo
  • 1 limone non trattato
  • una manciata di pinoli
  • una manciata di pangrattato
  • peperoncino se piace

Mentre fai bollire l’acqua per la pasta, in una padella fai rosolare l’aglio intero sbucciato, il prezzemolo tritato (ma lasciane un pizzicotto per la guarnizione del piatto) e un po’ di peperoncino se ti piace.

Spremi il succo di mezzo limone e aggiungilo al soffritto, lasciandolo sfumare bene a fuoco vivo; a questo punto aggiungi la bottarga e spegni il fuoco.

In un padellino antiaderente tosta rapidamente una bella manciata di pinoli e mettili da parte su un foglio di carta assorbente; ungi il medesimo padellino strofinando con della carta da cucina imbevuta con poco olio e buttaci il pangrattato rimestando bene in modo che si tosti ma non si bruci. Appena si sarà scurito spegni il fuoco e grattaci la scorza dell’intero limone; lascia da parte.

Quando la pasta sarà cotta buttala nella padella col soffritto e saltala rapidamente a fuoco a vivo, aggiungendo i pinoli, e un’altra spolverata di bottarga secca se necessario.

Impiatta gli spaghetti e cospargi col pangrattato. Guarnisci con prezzemolo, un’altra grattugiata di scorza di limone e qualche lamella di bottarga fresca. Et voilà, può iniziare la goduria.

Un ultimo consiglio speciale: se vorrai rendere il piatto ancora più accattivante, dovrai soltanto frullare un po’ di burrata o stracciatella (a temperatura ambiente) e adagiare l’emulsione sul fondo del piatto.

Sformatino di cavolfiore

sformatino di cavolo con
cipolline borettane in agrodolce

Lo sformato è un piatto jolly, adatto come antipasto o contorno ma anche piatto unico. Sarà sufficiente variare un po’ ingredienti e dimensioni per servirlo nel momento del pasto che preferisci.

È anche un modo rapido per trasformare in qualcosa di speciale degli avanzi.

Io ho usato del cavolfiore avanzato dalla sera prima, lo avevo cotto al vapore e poi ripassato in forno con un po’ di olio e parmigiano. Ma potrai usare qualche altra verdura ed eventualmente cuocerla appositamente per preparare lo sformato: spinaci, porri, patate ecc…

Per prima cosa ho frullato il cavolo con un po’ di latte, la quantità sufficiente a rendere la verdura di una consistenza cremosa ma soda. 

A questo ho semplicemente aggiunto un uovo, del parmigiano grattugiato, un cucchiaio di farina di riso e della noce moscata.

Ho poi oliato degli stampini monoporzione, li ho cosparsi di pangrattato e ci ho versato dentro il composto. Dopo averli messi in forno caldo per 15-20 minuti, a 180 gradi, li ho lasciati intiepidire prima di sformarli e servirli.

Questa è una versione molto basica, perché fungendo da contorno non aveva bisogno di essere troppo carico e il gusto della verdura si doveva sentire bene.

Ma se vorrai renderlo più ricco, la besciamella, la pancetta, il prosciutto cotto, le olive, saranno perfetti; per un cuore filante aggiungi invece un po’ di mozzarella al centro.

Le ricette salva-cena: l’omelette

Buongiorno! Con l’articolo di oggi voglio inaugurare una nuova categoria di ricette dedicata alla cucina di ricerca…nel frigorifero! Le ricette SALVA-CENA.

I tempi stretti e spesso stressanti cui le incombenze giornaliere ci sottopongono, tra il lavoro e l’organizzazione familiare, non sempre ci danno modo di poter pianificare in anticipo i nostri pasti principali e spesso ci ritroviamo a fissare con sconforto l’interno del frigorifero con la tentazione di prendere il telefono e ordinare una pizza.

Ma gli avanzi e gli ingredienti di base della nostra dispensa possono regalarci grandi soddisfazioni: per questo voglio condividere con te alcuni spunti con cui ho salvato tante delle mie cene e soprattutto i miei nervi!

Uno degli ingredienti che difficilmente mancano in cucina e che rappresentano una grandissima risorsa sono certamente le uova; per fortuna la scienza dell’alimentazione ha smesso di porre veti rigidi sul loro consumo intimandoci di mangiarle al massimo una volta a settimana e quindi ecco che ho deciso di iniziare questa nuova rubrica proprio da loro.

Prima di darti il primo suggerimento però voglio soffermarmi su un aspetto molto importante: l’acquisto delle uova. Io le compro sfuse dal mio fornitore di fiducia lei cui galline hanno modo di scorrazzare libere, a terra, alimentate in maniera sana. Se anche tu hai la fortuna di poterle acquistare in questo modo avrai notato che il guscio spesso non è pulito, allora come comportarsi? Personalmente, se le devo riporre in frigorifero, le strofino delicatamente con un foglio asciutto di carta da cucina in modo da togliere il grosso della sporcizia ed evitare contaminazioni e le sciacquo sotto l’acqua corrente solo al momento del consumo; lavare con acqua il guscio di questo tipo di uova è importante perché, nel romperlo alcune impurità potrebbero entrare in contatto con l’uovo che andremo a consumare, farlo sul momento fa si che l’uovo non perda la sua naturale capacità di protezione e isolamento dagli agenti esterni.

Ma come riconoscere uova di buona qualità se le acquisto al supermercato? Dalla sigla riportata sulla confezione e stampata su ogni singolo guscio. Es: 0 IT 002 PG 052 (seguita dalla data di scadenza o di deposizione)

Se acquisto uova della grande distribuzione scelgo sempre quelle biologiche perché questo garantisce automaticamente che le galline siano state allevate a terra e all’aperto, in modo non intensivo e alimentate con mangime biologico. Nella sigla il metodo di allevamento è rappresentato dal primo numero:

0 = biologiche

1 = all’aperto

2 = a terra

3 = in gabbia

La seconda sigla del codice indica la nazione di provenienza, nel nostro caso IT; seguono il codice ISTAT del comune di ubicazione dell’allevamento, la provincia dell’allevamento e infine la sua sigla identificativa.

Detto questo veniamo a noi e ai fornelli; i modi rapidi per cucinare le uova sono tantissimi (sode, strapazzate, al tegamino ecc…) ma quella che voglio proporvi io oggi è l’omelette che, come l’italianissima e meravigliosa frittata, ci dà modo di recuperare molti avanzi e in più ci regala un modo inusuale di presentare la cena.

Vi elenco gli ingredienti che avevo ieri sera a disposizione per comporre la mia omelette ma la regola è “quel che ho, ci va!” e quindi è imperativo usare la fantasia e gli avanzi:

  • 4 uova
  • un goccio di latte (andrà bene anche un avanzo di formaggio fresco tipo panna, ricotta o…niente)
  • erba cipollina (ma anche basilico, prezzemolo, timo fresco o…niente)
  • un culaccino di verza (ma benissimo anche spinaci, zucchina, funghi o altra verdura avanzata)
  • parmigiano (ma anche pecorino fresco, formaggio a pasta filata, grana ecc…)
  • qualche affettato: io avevo delle fette di tacchino arrosto ma andrà benissimo del prosciutto cotto, crudo, o altro insaccato che non tema il calore
  • sale, pepe, olio qb

Prima di tutto ho affettato sottilmente la verza e l’ho fatta appassire in un padellino con un goccio d’olio e un po’ di sale. Ho sbattuto le uova con poco latte e aggiunto un pizzico di sale, di pepe e l’erba cipollina tritata. Ho messo a scaldare una padella antiaderente con poco olio e ci ho versato il composto di uova; dopo qualche secondo ho coperto con un coperchio e abbassato la fiamma: non dovremo rigirare la frittata quindi sarà necessario far addensare le uova senza che l’unico lato a contatto con la padella si bruci. Nel frattempo, con la mandolina, ho creato delle scaglie sottili di parmigiano.

Quando la frittata è risultata soda, mantenendo acceso il fuoco, ho adagiato su una metà le scaglie di formaggio e coperto nuovamente la teglia per qualche secondo. Dopodiché ho spento il fornello e sopra il parmigiano ho adagiato la verza e le fette di salume. Ho ripiegato la metà “sguarnita” della frittata e sull’altra formando così l’omelette.

Servita su un bel vassoio o tagliere da portata renderà la cena bella oltre che buona e con poco…sbattimento!

Biscotti gluten free alla pasta di nocciole

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Questi biscotti nascono dalla necessità e dalla voglia di usare il burro di nocciole che ho fatto nel tentativo (fallito) di fare la crema di nocciole. La cosa è semplicissima, si tratta di frullare delle nocciole pelate e tostate fino a far fuoriuscire dal frutto, l’olio che contiene naturalmente. Ciò che è necessario per arrivare ad una consistenza liscia e facilmente spalmabile è un frullatore potente (almeno 800W); il mio non lo è abbastanza e, per non rischiare di fonderlo, mi devo fermare ad una consistenza molto densa, simile alla pasta di mandorle, ma senza zucchero.

Per il burro di nocciole:

  • nocciole spellate e tostate (la quantità che desiderate)

  • un pizzico di sale

  • 1-2 cucchiai di olio di sesamo 

Metti nel frullatore le nocciole e inizia a frullare (prima a intermittenza e poi continuativamente) fino ad ottenere una farina. Aggiungi un pizzico di sale e continua a frullare e vedrai che la farina di nocciole inizierà a rilasciare la parte grassa. Se vedi che il frullatore si surriscalda interrompi per qualche secondo, e aggiungi l’olio di sesamo per facilitargli il compito.

Se il tuo frullatore è potente potrai spingerti oltre e ottenere la crema di nocciole (che potrai dolcificare a piacere) usandola invece che per i biscotti, per spalmarla sul pane o su una fetta biscottata: come base per la marmellata, è buonissima!

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Per i biscotti:

  • 100gr di pasta di nocciole

  • 100gr di farina di riso

  • 2 cucchiai di zucchero di canna chiaro (io l’ho frullato un po’ affinché non rendesse troppo granuloso l’impasto dei biscotti

  • 1 uovo

Unisci la pasta di nocciole, la farina di riso e lo zucchero in una ciotola e inizia ad impastare,

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poi aggiungi l’uovo intero sbattuto e impasta nuovamente fino ad ottenere un panetto liscio, simile a quello della pasta frolla.

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Rivesti una teglia o la placca del forno con della carta da forno e inizia a formare i biscotti partendo prima con una pallina per poi schiacciarla un po’, come si fa con le polpette.

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Scalda il forno a 170° e cuoci i biscotti 10-12 minuti per lato. Se a fine cottura risultassero ancora umidi all’interno prosegui la cottura per un altro paio di minuti, ma potrebbe essere sufficiente lasciarli raffreddare all’interno del forno una volta spento.

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Risulteranno dei biscotti poco dolci ma dall’intenso aroma di nocciola.

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Sostituendo la farina di riso con quella di grano saraceno ho provato a realizzare delle crostatine e il risultato è stato davvero ottimo!

Totanini in guazzetto in vaso cottura

E adesso chi mi ferma più?

Si perché ora che ho le idee più chiare su questo tipo di cottura, mi sono lanciata nella sperimentazione di alcune ricette e questo guazzetto di totani è riuscito davvero bene.

L’ispirazione mi è venuta grazie ad un piatto (o per meglio dire un barattolo) mangiato a Suvereto c/o La locanda delle stelle. Lì la ricetta prevedeva un misto di pesce e la cosa che mi aveva stupita molto era che il sughetto, benché molto liquido e quindi all’apparenza troppo acquoso per essere saporito, in realtà era gustosissimo e piacevole non solo per inzupparci il pane ma anche da sorbire a cucchiaiate.

Ecco allora che mi sono cimentata e ti lascio di seguito la ricetta sperando che possa entusiasmare te tanto quanto ne sono entusiasta io.

Ingredienti

per due barattoli da 50cl

– 500gr di totani piccolini (ancora meglio i moscardini)

– un barattolo di pomodori datterini pelati bio, Petti

– un mazzetto di prezzemolo

– 2 spicchi d’aglio

– olio e.v.o

– peperoncino

– sale

2 cucchiai di vino bianco secco

Pulisci i totani togliendo il becco e le interiora della testa. Tagliali grossolanamente e lasciali scolare dall’acqua.

Cospargi il fondo dei barattoli con un po’ d’olio, aggiungi un pizzicotto di sale, uno spicchio d’aglio intero o tagliato a metà e un bel po’ di prezzemolo tritato. Aggiungi anche un po’ di peperoncino secondo il tuo gusto (se non ami eccessivamente il piccante sostituiscilo con un poco di pepe nero). Inserisci i totani, aggiungi i pomodori datterini pelati ma senza il loro sugo ( suddividi la quantità della confezione tra i due barattoli) e infine un cucchiaio di vino bianco a barattolo.

Chiudi i barattoli e agitali per mischiare bene il contenuto.

Scegli una pentola abbastanza capiente da contenere i due barattoli e che sia alta abbastanza da superare la loro altezza. Inserisci all’interno uno strofinaccio e i barattoli in modo che nel bollire non sbattano l’uno contro l’altro; aggiungi l’acqua sufficiente a coprirli fino al limite inferiore della ghiera.

Accendi il fornello e cuoci per 15-18 minuti da quando l’acqua raggiunge il bollore.

Trascorso il tempo estrai i barattoli dalla pentola facendo molta attenzione a non bruciarti e lasciali riposare, chiusi, per 5 minuti; usa questo tempo per abbrustolire qualche fetta di pane.

Prima di servirli apri i barattoli, mischia un po’ il contenuto con un cucchiaio e assaggia il brodo per eventualmente aggiustare di sale. Inserisci una fetta di pane e porta in tavola!

Siccome era avanzato un bel po’ di sughetto…il giorno dopo l’ho usato per prepararmi un bel piatto di fregola sarda!

Orecchiette in vasocottura

Da un po’ di mesi a questa parte mi sono invaghita della vasocottura, un metodo per cucinare i cibi in barattolo. Un po’ perché la moda del servire le pietanze nei barattoli o in bicchieri che ormai spopola da qualche anno, in me ha messo radici andando al di là dell’infatuazione (puoi rendertene conto qui se ne hai voglia); e un po’ perché la vasocottura oltre a permettere un uso limitato di grassi mantiene gli aromi e molte proprietà organolettiche dei cibi.

A tutto ciò si unisce un aspetto pratico: i vasetti, andando in
sottovuoto, fanno sí che le pietanze si conservino per vari giorni,
perfette da preparare in anticipo permettendoci ad esempio di
organizzare i pasti della settimana o sostituire la schiscetta della
pausa pranzo lavorativa.

Reperire informazioni su questo metodo di cottura è semplice solo se si vuol procedere con il forno a microonde, che unisce ai pregi sopra elencati quello della rapidità. Io però non ce l’ho e non mi interessa averlo, quindi devo orientarmi sulle tecniche in pentola o in forno tradizionale a bagnomaria. E in tal caso, trovare informazioni valide si fa più arduo. Ho proceduto per tentativi tra alti e bassi: non male gli straccetti di pollo al limone, bocciati invece i fagiolini e le patate (che richiedono di essere tagliati a tocchetti piccolissimi o scottati prima).

Ad ottenere informazioni valide mi ha aiutato una lezione con
Marzia Riva de La Taverna degli Arna e quindi adesso non resta che
impratichirmi.

Eccomi quindi a proporti la ricetta di queste orecchiette cotte in vasocottura sul fornello. Le orecchiette si prestano molto bene e in generale è da prediligere tutta la pasta di piccolo formato: mezze penne, gnocchetti sardi ecc…

Procuratevi barattoli adatti alle alte temperature come i Weck o i Fido della Bormioli e una pentola abbastanza alta da superare l’altezza del barattolo prescelto.

Ingredienti

per un barattolo da 50cl

– orecchiette (io ho usato quelle Fiorfiore Coop)

– 4 pomodori pelati + il loro liquido (lattina da 250 gr)

– 1 cucchiaino di capperi dissalati

– 1 cucchiaio olive taggiasche denocciolate

– 1/2 cucchiaio di concentrato di pomodoro

– basilico

– 1 spicchio d’aglio

– sale q.b

Metti un po’ di orecchiette nel barattolo prescelto, riempiendolo fino a poco oltre la metà (circa un dito sopra). Quest’operazione è importante e più che il peso della pasta è proprio da tenere presente il suo volume: se ne metterete meno della metà il rischio è che si debba aggiungere poi troppo liquido che farà scuocere la pasta o, mettendone meno, che rimanga troppa aria all’interno del barattolo allungando di molto i tempi di cottura e rendendo più difficile il raggiungimento del sottovuoto.

Aggiungi i pomodori pelati (io ne ho messi 4) per ora senza il loro sugo, e un po’ di concentrato di pomodoro.

A questo punto inserisci i capperi, le olive taggiasche, qualche foglia di basilico, uno spicchio d’aglio intero e mezzo cucchiaino scarso di sale. <!– @page { margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } –><br />

Chiudi e agita il barattolo poi, dopo averlo rimesso in posizione eretta, riaprilo e, controllando il livello del contenuto, aggiungi il sugo dei pomodori pelati (e un paio di cucchiai di acqua se necessario), per portare il livello appena sotto la ghiera del barattolo.

Chiudi e agita nuovamente il contenuto, per mescolare bene gli ingredienti.

A questo punto prendi la pentola (ricorda di controllare che sia abbastanza alta) inserisci dentro il barattolo e versa l’acqua sufficiente a coprirlo fino alla ghiera. Accendi il fuoco e da quando l’acqua inizia a bollire cuoci per 15 minuti.

ACCORTEZZE: il tempo di cottura varia in base a quello tradizionale, in generale qualche minuto in più rispetto a quelli indicati sulla confezione della pasta; le mie orecchiette necessitavano di 12 minuti in cottura tradizionale e le ho cotte per 15 in vasocottura. Se metti più barattoli nella stessa pentola avvolgili con degli strofinacci per evitare che si rompano sbattendo gli uni contro gli altri.

Una volta trascorso il tempo estrai il barattolo dalla pentola facendo molta attenzione a non bruciarti. Attendi 2-4 minuti, in questo tempo il barattolo andrà sottovuoto se non l’ha già fatto e il contenuto si assesterà senza il rischio che schizzi .

Trascorso questo tempo apri il barattolo, se ha fatto correttamente il sottovuoto dovrai tirare la linguetta della guarnizione per riuscire ad aprirlo. Dai una bella mescolata al contenuto e servi. Potrai decidere se farlo direttamente nel barattolo o tradizionalmente nel piatto.

Parmigiana bianca di zucchine

La zucchina è il mio ortaggio preferito. Ligia alla stagionalità, d’inverno non la compro mai ma confesso che mi manca molto. Per rendere l’idea posso dirti che il mio comfort food per eccellenza, oltre al gelato, è il riso bianco con le zucchine lesse (roba da ospedale, come dice la mia mamma). Parlo della zucchina chiara, quella che una volta tagliata ha la sezione a stella; o anche quella gialla mi piace molto, con la sua polpa più pastosa, ma qui a Firenze purtroppo non si trova. Non amo invece la zucchina scura, talmente piena d’acqua da risultare inadatta a qualunque preparazione se non il minestrone.

Non potevo quindi non proporti questa ricetta, che a me piace molto e che, accensione del forno a parte, è ideale per l’estate perché è piuttosto leggera, molto gustosa e ha come protagonista proprio questo versatile ortaggio.

Ingredienti:

dosi per 3-4 persone

– 500gr di zucchine già pulite (quelle verdi chiare, a stella)

– 300gr di ricotta

– 50gr parmigiano grattugiato

– un bel ciuffetto di menta

– olio e.v.o, sale, pepe e pangrattato qb

Inizia tagliando le zucchine per il lungo con la mandolina; questa operazione è indispensabile perché il taglio sottile e regolare permetterà di non dover cuocere le zucchine prima di metterle in forno, rendendo il piatto piuttosto leggero.

Trita la menta e con una spatola uniscila alla ricotta, lavorandola fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo.

Ungi una pirofila con l’olio e cospargila con un po’ di pangrattato.

A questo punto crea il primo strato di zucchine cercando di coprire tutta la superficie senza sovrapporle; se necessario tagliane alcune per adattarle alla forma della pirofila.

Spalma sulle zucchine un primo strato di ricotta, non troppo spesso e poi spolvera sopra un po’ di parmigiano e infine un filo d’olio. Prosegui così con gli strati successivi. Sulla sommità, oltre al parmigiano metti un po’ di sale, di pepe e del pangrattato; e ancora un poco di olio.

Inforna a 190-200 gradi per 30-35 minuti. Se la superficie non si fosse dorata a sufficienza accendi il grill per un paio di minuti.

Questo piatto è ottimo caldo, ma lo è altrettanto se, preparato in precedenza, viene servito a temperatura ambiente o fresco.

Se volessi rendere la parmigiana di zucchine più corposa, sostituisci o aggiungi alla ricotta della feta, della mozzarella o altro formaggio filante avendo l’accortezza di sostituire eventualmente la menta con un’altra aromatica perché non si adatta a tutti i formaggi.

Involtini di bresaola con ricotta ed erba cipollina

La ricetta che propongo oggi è un salva cena estivo.

Da forno-dipendente quale sono, per me preparare dei piatti che non mi facciano sudare sette grembiuli è davvero uno sforzo; ma ogni tanto l’estro refrigerante scatta anche a me!

Questi involtini di bresaola sono semplicissimi e rapidi da preparare e, nonostante siano anche molto leggeri, hanno tutto il gusto e la freschezza dell’estate; in soli tre ingredienti!

Oltre alla bresaola, la ricetta prevede due alimenti che uso tantissimo nella mia cucina, la ricotta e l’erba cipollina – capellona adorata!

Ingredienti

  • 100gr di bresaola
  • 250gr di ricotta (io ho usato quella vaccina ma potrete optare anche per quella di pecora, secondo il gusto)
  • pepe qb
  • un bel mazzo di erba cipollina
  • un filo d’olio e.v.o

Per prima cosa tritate l’erba cipollina e unitela alla ricotta aiutandovi con una spatola, aggiungete se vi piace una spolverata di pepe o di paprika dolce. Prendete la bresaola e ponete al centro della fetta mezzo cucchiaio circa di ricotta. Arrotolate la bresaola ad involtino e chiudetelo legandovi intorno un filo di erba cipollina, sarà sufficiente un po’ di delicatezza e riuscirete tranquillamente anche a fare un bel fiocchetto o il nodo.

Consiglio di usare i fili più teneri della cipollina per il trito e quelli un po’ più grossi e coriacei per la chiusura dell’involtino.

Disponeteli su un bel vassoio e prima di servirli aggiungete un filo d’olio et voilà, il piatto è pronto!

Ottimi come piatto forte per la cena in famiglia ma anche come antipasto per gli ospiti perché buoni e anche molto belli da presentare.

Bicchierini di burrata, pesto e briciole croccanti al limone

Se sei in cerca di un antipasto estivo, scenografico ma semplice da realizzare, questi bicchierini sono perfetti per te! Un antipasto al cucchiaio dal gusto delicato, ricco del profumo dell’estate; piacevolissimo da gustare anche per il gioco di contrasti tra la spumosità della burrata e la croccantezza delle briciole di pane.

Ingredienti

(per 6-8 bicchierini)

  • burrata 350gr
  • pesto 8 cucchiai circa
  • pane casereccio (o anche pan carrè con la crosta) 2 fette
  • scorza grattugiata di 1 limone bio
  • olio e.v.o qb

Con il frullatore ad immersione monta la burrata con un po’ di olio. Sbriciola il pane, compresa la crosta e saltalo in un padellino con dell’olio e un pizzico di sale e quando risulterà bello croccante spegni il fuoco e aggiungi della buccia grattugiata di limone. Se hai il pesto già pronto inizia subito a strutturare i bicchierini altrimenti riprendi il frullatore e preparalo in pochi secondi come ho fatto io, con olio, basilico e pinoli (personalmente ho omesso il parmigiano ma ovviamente potrai inserirlo nella tua preparazione come da tradizione genovese).

Non resta che montare i bicchierini procedendo a strati, partendo dalla burrata per poi aggiungere sulla sua superficie un cucchiaio di pesto e terminando con le briciole di pane al limone.

Consiglio di scegliere dei bicchierini o dei vasetti in vetro affinché dall’esterno sia ben visibile la composizione a strati.

Non ti resta che gustarlo insieme ai tuoi ospiti!

p.s. se volessi aggiungere un tocco cromatico rosso, che li renderebbe ancora più belli, potresti aggiungere dei dadini di pancetta dolce saltati in padella. Sconsiglio il pomodoro perché la sua acidità annullerebbe il sentore di limone, ma potrete scegliere di rinunciarvi e optare quindi per una specie di caprese destrutturata.

Tatin salata di pomodorini

La Tarte Tatin è un dolce francese tradizionalmente a base di mele, creato a fine Ottocento dalle sorelle Tatin, ristoratrici di un paesino della valle della Loira; la sua particolarità consiste in una cottura rovesciata: la frutta sul fondo e la pasta sopra, per poi capovolgerlo dopo la cottura.

Ovviamente le versioni alternative si sprecano, ed oltre alle mele si possono usare tanti tipi di frutta; qui trovate una versione all’arancia.

Ma perché non farla in versione salata anche? Valida e scenografica alternativa alle più tradizionali torte salate.

Oggi ve ne propongo una estivissima, con i pomodori ciliegini.

Per il guscio ho usato la pasta al vino, ma potrete optare anche per una brisée, una frolla salata o la meno ricca pasta matta.

Per la pasta seguite questo link

per il ripieno:

  • pomodori ciliegini
  • zucchero
  • timo
  • capperi
  • acciughe
  • pangrattato
  • olio e.v.o
  • sale e pepe qb

Iniziate lavando e asciugando i pomodorini, divideteli a metà e adagiateli su carta assorbente rivolti verso il basso in modo che inizino a perdere un po’ d’acqua. Se necessario togliete un po’ di semi.

Foderate con carta forno una tortiera dai bordi bassi (tipo quelle da crostata) e cospargetela con un pochino di sale, del pepe, un cucchiaino o due di zucchero e delle foglie di timo (o origano se più vi aggrada); adagiateci i pomodorini con la metà aperta rivolta verso di voi e ponete in forno ventilato a 170° per circa 15-20 minuti in modo da eliminare l’acqua in eccesso. Intanto preparate la pasta come da ricetta e, a parte, anche un trito di capperi e acciughe che mischierete con un paio di cucchiai di pangrattato e un goccio di olio.

Una volta che i pomodori saranno asciutti, lasciateli raffreddare e poi cospargeteli col trito riempiendo le conchette dei pomodori (darà molto gusto e grazie al pangrattato si ovvierà all’eventuale umidità rimasta).

Stendete la pasta col matterello e poi posizionatela sui pomodori rincalzando i bordi all’interno della tortiera in modo che formi un guscio. Ponete in forno a 180-190° per circa 25-30 minuti.

Una volta estratta dal forno lasciatela intiepidire, poi con l’aiuto di un piatto o di un vassoio capovolgetela e versate sui pomodori un filo d’olio a crudo prima di servirla.

Vellutata leggera di zucchine con quenelles di formaggi

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Questo è sicuramente un periodo di transizione e di grandi interrogativi. Con la pandemia, il relativo lockdown e la sospensione di tutte le mie attività lavorative fino a data da destinarsi, mi sento come se avessi pescato la carta degli imprevisti del Monopoli e fossi ritornata al VIA.

Non starò a tediarvi con le paturnie esistenziali di una quarantacinquenne in preda all’ansia ma vorrei segnalarvi un interrogativo che potrebbe invece interessarvi: cosa mi guida in cucina? (a parte la fame s’intende!)
Ovvero, cosa mi piace cucinare e perché? La mia risposta la trovate a questo link; a me è servita a chiarirmi le idee dopo tre mesi in cui, costretti a casa, ho cucinato e mangiato un sacco di cose golose che però mi hanno allontanato un bel po’ dalla mia cucina abituale regalandomi momenti mooolto goduriosi ma anche un fegato grosso così!

La ricetta che vi propongo oggi si sposa perfettamente con quanto spiego nel video. Spero vi piaccia!

Ingredianti

  • per la vellutata
    1 scalogno
    2 cucchiai d’olio e.v.o.
    7-8 zucchine (io amo quelle a stella, verdi chiare)
    1 patata media
    acqua calda q.b
    sale e pepe
    basilico (io ho usato quello greco, ma l’ho trovato davvero poco saporito, quindi consiglio eventualmente il più tradizionale) undefined
  • per le quenelles
    3-4 cucchiai di ricotta vaccina
    feta secondo il vostro gusto
    menta
    pepe
  • per la decorazione
    fiori di erba cipollina

Mettete a scaldare dell’acqua o del brodo vegetale, se preferite. Affettate lo scalogno e lascatelo appassire con l’olio in un tegame mentre affettate grossolanamente le zucchine e la patata. Buttatele nel tegame e fatele rosolare aggiungendo un po’ di sale, quindi aggiungete l’acqua fino a coprire le verdure e lasciate cuocere a fuoco vivo aggiustando di sale. Controllate che il liquido non si ritiri troppo ma non lasciate neanche che l’acqua rimanga troppo abbondante altrimenti quando andrete a frullare la vellutata somiglierà di più ad un brodino.

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Mentre cuociono le zucchine iniziate la preparazione delle quenelles: tenete la ricotta a scolare per alcuni minuti in modo da farle perdere il liquido in eccesso e renderla più soda; aggiungete della feta sbriciolata finemente ma procedete per gradi, perché la feta può essere estremamente saporita e se si esagera poi il gusto potrà risultarvi troppo acuto. Mischiate bene i due formaggi, tritate un bel ciuffo di menta e aggiungetevela, insieme ad un po’ di pepe. Con l’aiuto di due cucchiai formate le vostre quenelles (che dovranno avere la tipica forma di polpette oblunghe) e sistematele su un vassoio; decoratele con qualche fiore di erba cipollina che darà non solo un tocco di colore ma anche di gusto… li avete mai assaggiati? Io li adoro!

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Quando le zucchine saranno cotte spegnete il fuoco, aggiungete delle foglie di basilico senza lesinare e frullate il tutto col frullatore ad immersione. Se vorrete una vellutata secondo tutti i crismi aggiungete della panna, altrimenti potrete comunque appagarvi con questa versione più leggera.

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Lasciatela raffreddare: potrete consumarla tiepida, a temperatura ambiente o, nei giorni caldi che certo ci aspettano, anche fredda.

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Una volta raffreddata servitela adagiandoci sopra 2-3 quenelles e aggiungendo un filo d’olio a crudo.

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Flan dolce di zucca e amaretti

Zucca e amaretti è un connubio che arricchisce la nostra cucina sia nel salato che nel dolce.
Questo flan ha una consistenza molto simile a quella della Crème Caramel ma necessita di meno uova.
Io ho optato per monoporzioni in barattoli di vetro adatti per la cottura in forno (in particolare io ho usato i vasetti Weck) cosicché, una volta estratti dal forno li ho potuti chiudere creando il sottovuoto che mi ha permesso di mangiarli anche a distanza di qualche giorno conservandoli comunque nel frigorifero.
La vasocottura è un metodo che mi affascina molto e lo sto studiando, sperimentando un po’ di ricette pur nella difficoltà di reperire ricette e tempistiche per il sistema di cottura a bagnomaria o nel forno tradizionale; si perché, mentre abbondano in rete le ricette di vasocottura in microonde – che io non ho – per il resto è difficile reperire informazioni precise, nonostante l’origine di questo metodo sia piuttosto antica e certo non prevedesse l’uso di un elettrodomestico di recente invenzione. Per chi lo ha, a questo link può trovare tanti spunti golosi.
Il mio interesse per questo metodo è legato al sogno di tornare a svolgere uno dei miei lavori principali (che ormai, per via della pandemia da covid-19, non riprenderà prima dell’autunno prossimo) nelle scuole primarie e secondarie della Toscana; costretta a pranzi perlopiù fuori casa e senza punti di appoggio fissi, avrei la possibilità di preparare dei pasti da asporto in barattolo che, conservandosi per svariati giorni per via del sottovuoto, potrei preparare in anticipo senza essere costretta a farlo la sera prima quando, in preda alla stanchezza, mi trovo spesso ad abdicare.
Ma, indipendentemente dalla mie necessità organizzative, questo sistema permette di cuocere conservando le proprietà organolettiche dei cibi e i loro aromi che si sprigioneranno una volta aperto il vasetto.

Ma veniamo alla ricetta del flan, in cui il barattolo, in fase di cottura, asseconda solo la volontà di creare delle monoporzioni molto carine da servire in tavola e la possibilità di creare il sottovuoto in una seconda fase, alla bisogna.

Ingredienti

300/350 gr di polpa di zucca già pulita delle buccia e dei semi
2 uova intere
80gr di zucchero di canna (ma andrà bene anche lo zucchero bianco)
250 ml di latte
25 gr di amaretti
100 gr di zucchero di canna grezzo e 40 gr di acqua per il caramello

Iniziate tagliando a dadini la polpa di zucca; fatela ammorbidire in forno a 140° o comunque ad una temperatura che ne consenta la cottura ma che non rischi di bruciarne l’esterno. Una volta pronta e lasciata raffreddare la zucca passatela al passaverdura o frullatela con il frullatore a immersione insieme alle uova; aggiungete quindi al composto ottenuto lo zucchero, il latte e infine gli amaretti sbriciolati mescolando bene.
Preparate quindi il caramello facendo sciogliere in un pentolino lo zucchero con l’acqua e mentre questo si intiepidirà preparate i vasetti e una pirofila nella quale cuocerli a bagno maria. Mettete sul fondo di ogni barattolo un po’ di caramello quindi versateci il composto di zucca avendo cura di non riempirlo fino all’orlo perché il flan tende ad aumentare di volume col calore della cottura. Inserite i barattoli in una pirofila e aggiungete l’acqua sul fondo (almeno 2-3 cm) dopodiché inserite la pirofila nel forno già caldo a 180° e cuocete per circa 25 minuti. Se deciderete di cuocere il flan in un unico stampo la cottura necessiterà di più tempo. Una volta cotti, se vorrete conservarli più a lungo, chiudeteli con i loro coperchi e lasciateli raffreddare: si formerà il sottovuoto e a quel punto potrete riporli in frigo. In caso contrario aspettate che si raffreddino e poi poneteli nel frigorifero per almeno due ore prima di servirli.

Potrete servirli direttamente nel barattolo oppure sformarli su un piattino, accompagnarli con della panna montata e un amaretto sbriciolato o con una spolverata di cannella.