È finita. Ho comprato l’appretto per stirare, adesso sono massaia fin nell’animo.
“Aurevoire, merci, è stato bello…” (scrosciano gli applausi, esce di scena)

LA MASSAIA CONTEMPORANEA cuoca a domicilio
nel piccolo può fare grandi cose
Si lo so, il titolo poteva essere meno rozzo ma è il più azzeccato. E ha due chiavi di lettura: la prima è un riferimento esplicito alla mia inettitudine in materia, la seconda una vera e propria tecnica.
Ma concedetemi di prenderla larga.
Giovedì 7 novembre è stata una giornata da applauso a scena aperta, mai ho recitato meglio il ruolo della casalinga. Alzatami presto ho capito subito di avere energie da spendere e gran bisogno di pulizia e ordine – evidentemente i sensi di colpa per la mia scarsa attività lavorativa durante la notte avevano ben lavorato e l’unico modo per placarli era quello di faticare facendo qualcosa che non mi piace, così da potermi immolare all’altare di Santa Marta – patrona delle casalinghe.
Preso il caffè, preso il magnesio, spippolato un po’ su facebook e twitter, ho deciso di fare le pulizie di primavera perché la massaia contemporanea le pulizie di primavera le fa in autunno.
Guardatami un po’ intorno ho deciso di iniziare dal vano contenitore sotto il letto, quello spazio indispensabile in una casa di 48 mq in cui l’armadio è completamente occupato da vestiti, vestiti e vestiti di lei e due magliette, di lui – che a pensare di metterci dentro anche la biancheria della casa scaturisce una risata degna del più pagato pubblico di sitcom (d’altronde, se la massaia contemporanea non fosse ossessionata dall’immagine, come spiegare il suo folle amore per LemeLeme?). Ma tornando a noi: il vano sotto il letto avrei dovuto aprirlo comunque per prendere il piumone e riporre la trapunta, tanto valeva farsi un unico strappo muscolare alla schiena e darci dentro: dopo aver tirato fuori tutto, aspirato polvere, pelucchi e capelli ho ri-piegato, ri-insacchettato e ri-posto coperte, asciugamani e lenzuola. Ed è emerso un dato allarmante: la sparizione di almeno due tovaglie, un numero imprecisato di tovaglioli, tre paia di lenzuola e due copripiumone. Ho evitato di prendere mantellina e berretto da Sherlock Holmes tanto la soluzione del mistero era talmente elementare che anche quel brocco di Watson l’avrebbe risolto. Così, con grande sangue freddo, ho aperto la tenda che nasconde la montagna sacra, la vetta irraggiungibile, l’unica che non si erode, la montagna di panni da stirare; e lì, tra vari reperti archeologici, ho trovato la biancheria in questione, tanto spiegazzata da far invidia agli origami. Richiudere facendo finta di niente era impensabile, anche perché al primo cambio del letto non avrei saputo con cosa rifarlo quindi, con santa pazienza e tutte le candele votive di cui disponevo, ho passato le tre ore successive tra sbuffi di vapore e sbuffi di impazienza. L’impresa è stata ardua tanto che, sulle lenzuola con gli angoli (maledette macchine infernali inventate da un sadico che ci ha fatto credere di averci facilitato la vita e invece ci ha regalato l’inferno) ho rischiato di abbandonare la scena tra fischi e pomodori, ma alla fine ne sono uscita vittoriosa e il vano contenitore del letto si è richiuso come uno scrigno sui suoi gioielli; grandi applausi, cinque chiamate alla ribalta, e per fortuna non mi hanno chiesto il bis!
Ma torniamo allo scurrile titolo e parliamo di tecnica.
Se non avessi abbandonato per mesi quella roba ma l’avessi piegata “a modino” subito, mi sarei risparmiata tanta fatica e il rischio di inimicarmi Santa Marta, tanto più che bastava ricordare le parole della mamma, anche lei acerrima nemica dello stiro:
“A stendere bene e a piegare meglio
l’asse da stiro resta in ripostiglio!”
Non male eh? Solo che questa filastrocca non reca il vero segreto della genitrice-massaia, quel particolare che mi ha sempre fatto ridere e che reputo il vero colpo di genio: perché la mia mamma mentre finisce di piegare la biancheria si siede su quella già piegata, stirandola letteralmente col sedere! Mi sento quindi in dovere di chiosare la filastrocca con un nuovo verso, potendo così, un giorno, tramandare anche io qualcosa a figli e nipoti:
“A stendere bene e a piegare meglio
l’asse da stiro resta in ripostiglio!
E se a stirare sei dura come un mulo,
tu le pieghe schiacciale col culo!”