Totanini in guazzetto in vaso cottura

E adesso chi mi ferma più?

Si perché ora che ho le idee più chiare su questo tipo di cottura, mi sono lanciata nella sperimentazione di alcune ricette e questo guazzetto di totani è riuscito davvero bene.

L’ispirazione mi è venuta grazie ad un piatto (o per meglio dire un barattolo) mangiato a Suvereto c/o La locanda delle stelle. Lì la ricetta prevedeva un misto di pesce e la cosa che mi aveva stupita molto era che il sughetto, benché molto liquido e quindi all’apparenza troppo acquoso per essere saporito, in realtà era gustosissimo e piacevole non solo per inzupparci il pane ma anche da sorbire a cucchiaiate.

Ecco allora che mi sono cimentata e ti lascio di seguito la ricetta sperando che possa entusiasmare te tanto quanto ne sono entusiasta io.

Ingredienti

per due barattoli da 50cl

– 500gr di totani piccolini (ancora meglio i moscardini)

– un barattolo di pomodori datterini pelati bio, Petti

– un mazzetto di prezzemolo

– 2 spicchi d’aglio

– olio e.v.o

– peperoncino

– sale

2 cucchiai di vino bianco secco

Pulisci i totani togliendo il becco e le interiora della testa. Tagliali grossolanamente e lasciali scolare dall’acqua.

Cospargi il fondo dei barattoli con un po’ d’olio, aggiungi un pizzicotto di sale, uno spicchio d’aglio intero o tagliato a metà e un bel po’ di prezzemolo tritato. Aggiungi anche un po’ di peperoncino secondo il tuo gusto (se non ami eccessivamente il piccante sostituiscilo con un poco di pepe nero). Inserisci i totani, aggiungi i pomodori datterini pelati ma senza il loro sugo ( suddividi la quantità della confezione tra i due barattoli) e infine un cucchiaio di vino bianco a barattolo.

Chiudi i barattoli e agitali per mischiare bene il contenuto.

Scegli una pentola abbastanza capiente da contenere i due barattoli e che sia alta abbastanza da superare la loro altezza. Inserisci all’interno uno strofinaccio e i barattoli in modo che nel bollire non sbattano l’uno contro l’altro; aggiungi l’acqua sufficiente a coprirli fino al limite inferiore della ghiera.

Accendi il fornello e cuoci per 15-18 minuti da quando l’acqua raggiunge il bollore.

Trascorso il tempo estrai i barattoli dalla pentola facendo molta attenzione a non bruciarti e lasciali riposare, chiusi, per 5 minuti; usa questo tempo per abbrustolire qualche fetta di pane.

Prima di servirli apri i barattoli, mischia un po’ il contenuto con un cucchiaio e assaggia il brodo per eventualmente aggiustare di sale. Inserisci una fetta di pane e porta in tavola!

Siccome era avanzato un bel po’ di sughetto…il giorno dopo l’ho usato per prepararmi un bel piatto di fregola sarda!

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Involtini di bresaola con ricotta ed erba cipollina

La ricetta che propongo oggi è un salva cena estivo.

Da forno-dipendente quale sono, per me preparare dei piatti che non mi facciano sudare sette grembiuli è davvero uno sforzo; ma ogni tanto l’estro refrigerante scatta anche a me!

Questi involtini di bresaola sono semplicissimi e rapidi da preparare e, nonostante siano anche molto leggeri, hanno tutto il gusto e la freschezza dell’estate; in soli tre ingredienti!

Oltre alla bresaola, la ricetta prevede due alimenti che uso tantissimo nella mia cucina, la ricotta e l’erba cipollina – capellona adorata!

Ingredienti

  • 100gr di bresaola
  • 250gr di ricotta (io ho usato quella vaccina ma potrete optare anche per quella di pecora, secondo il gusto)
  • pepe qb
  • un bel mazzo di erba cipollina
  • un filo d’olio e.v.o

Per prima cosa tritate l’erba cipollina e unitela alla ricotta aiutandovi con una spatola, aggiungete se vi piace una spolverata di pepe o di paprika dolce. Prendete la bresaola e ponete al centro della fetta mezzo cucchiaio circa di ricotta. Arrotolate la bresaola ad involtino e chiudetelo legandovi intorno un filo di erba cipollina, sarà sufficiente un po’ di delicatezza e riuscirete tranquillamente anche a fare un bel fiocchetto o il nodo.

Consiglio di usare i fili più teneri della cipollina per il trito e quelli un po’ più grossi e coriacei per la chiusura dell’involtino.

Disponeteli su un bel vassoio e prima di servirli aggiungete un filo d’olio et voilà, il piatto è pronto!

Ottimi come piatto forte per la cena in famiglia ma anche come antipasto per gli ospiti perché buoni e anche molto belli da presentare.

Tatin salata di pomodorini

La Tarte Tatin è un dolce francese tradizionalmente a base di mele, creato a fine Ottocento dalle sorelle Tatin, ristoratrici di un paesino della valle della Loira; la sua particolarità consiste in una cottura rovesciata: la frutta sul fondo e la pasta sopra, per poi capovolgerlo dopo la cottura.

Ovviamente le versioni alternative si sprecano, ed oltre alle mele si possono usare tanti tipi di frutta; qui trovate una versione all’arancia.

Ma perché non farla in versione salata anche? Valida e scenografica alternativa alle più tradizionali torte salate.

Oggi ve ne propongo una estivissima, con i pomodori ciliegini.

Per il guscio ho usato la pasta al vino, ma potrete optare anche per una brisée, una frolla salata o la meno ricca pasta matta.

Per la pasta seguite questo link

per il ripieno:

  • pomodori ciliegini
  • zucchero
  • timo
  • capperi
  • acciughe
  • pangrattato
  • olio e.v.o
  • sale e pepe qb

Iniziate lavando e asciugando i pomodorini, divideteli a metà e adagiateli su carta assorbente rivolti verso il basso in modo che inizino a perdere un po’ d’acqua. Se necessario togliete un po’ di semi.

Foderate con carta forno una tortiera dai bordi bassi (tipo quelle da crostata) e cospargetela con un pochino di sale, del pepe, un cucchiaino o due di zucchero e delle foglie di timo (o origano se più vi aggrada); adagiateci i pomodorini con la metà aperta rivolta verso di voi e ponete in forno ventilato a 170° per circa 15-20 minuti in modo da eliminare l’acqua in eccesso. Intanto preparate la pasta come da ricetta e, a parte, anche un trito di capperi e acciughe che mischierete con un paio di cucchiai di pangrattato e un goccio di olio.

Una volta che i pomodori saranno asciutti, lasciateli raffreddare e poi cospargeteli col trito riempiendo le conchette dei pomodori (darà molto gusto e grazie al pangrattato si ovvierà all’eventuale umidità rimasta).

Stendete la pasta col matterello e poi posizionatela sui pomodori rincalzando i bordi all’interno della tortiera in modo che formi un guscio. Ponete in forno a 180-190° per circa 25-30 minuti.

Una volta estratta dal forno lasciatela intiepidire, poi con l’aiuto di un piatto o di un vassoio capovolgetela e versate sui pomodori un filo d’olio a crudo prima di servirla.

Fagottini di pasta fillo con caprino al rosmarino

Io amo il formaggio

J’aime le fromage

I love cheese

Me encanta el queso

Ich liebe käse

Is toigh lean càise

e così via…

In qualunque modo lo dica, in qualunque lingua lo scriva, resta una verità scomoda. Il mio corpo mal lo tollera, il formaggio, e quindi lo centellino. Ma in questi giorni la gola stravince sui crampi e i gonfiori addominali e cedo.

Ma un cedimento può essere anche un trampolino; ed ecco che dall’inciampo della mia forza di volontà è nata una ricettina buona buona e quindi la possibilità di condividere prima il piacere della tavola (con l’amore mio) e poi queste parole (con voi che mi leggete)

Una ricettina che è facile facile, si, ma anche scenografica, ottima per un antipasto d’effetto in una bella cena tra amici.

Ingredienti

– pasta fillo: 2 o 3 fogli a fagottino

– olio e.v.o

– forma monoporzione di formaggio caprino (o misto) con la eventuale buccia edibile: 1 per ogni fagottino

– miele di castagno (o altro miele se preferite)

– rosmarino

– gherigli di noce

 

Per ogni fagottino procedete così:

Se la pasta fillo è in fogli rettangolari tagliatela in dischi e sovrapponetene 2 o 3 dopo averlo spennellati d’olio e.v.o

 

A quel punto adagiate al centro dei fogli la forma di formaggio infilandovi al centro un rametto di rosmarino e spargendone intorno qualche altro ago schiccato.

Aggiungete un po’ di pepe e poi create il fagotto intorno al formaggio e legatelo con uno spaghino da cucina.

 

Quando avrete creato il numero necessario di fagottini adagiateli in una teglia rivestita di carta forno e cospargete con un filo d’olio.

Cuocete in forno statico a 180* per 15-20 minuti facendo attenzione che non si bruci il ciuffetto superiore della pasta fillo (eventualmente coprite con qualche dischetto di carta stagnola)

Intanto, se il miele risulta troppo denso ammorbiditelo un po’ a bagnomaria.

E, una volta cotti i fagottini, mettete sul fondo del piatto un cucchiaino di miele e adagiateceli sopra. Versate un po’ di miele anche dall’alto e poi i gherigli di noci spezzettati grossolanamente.

Vi anticipo delle varianti che ho intenzione di provare presto: inserire uno o due filetti di acciughe sott’olio nel fagottino oppure della pera affettata sottile insieme al rosmarino, eliminando i gherigli di noci e mantenendo solo il miele come aggiunta finale.

Se li provate, fatemi sapere se vi sono piaciuti!

 

Due al prezzo di una

Dalla ricetta dei peperoni ripieni di quinoa che ho pubblicato la scorsa settimana, si può ricavare un’altra ricetta, che mi piace tanto: le polpette di quinoa.

Usate il ripieno usato per i peperoni avendo l’accortezza però di fare una salsa di pomodoro molto densa e di far intiepidire sia la quinoa che la salsa prima di unirle. Se il composto dovesse comunque risultare troppo molle per realizzare le polpette, potete attuare le seguenti strategie:

  • aggiungete un po’ di parmigiano ( o di lievito in fiocchi per la versione vegana)

  • aggiungete un po’ di pangrattato

  • tenete in frigo per un po’ prima di maneggiare l’impasto.

Una volta ottenuto un buon impasto, formate delle palline, schiacciatele un po’ e passatele nel pangrattato.

Sistematele in una teglia da forno foderata di carta forno e unta con un po’ di olio. Salate un po’ in superficie e passate un altro goccio di olio. Infornate a 180 gradi per circa 20 minuti girandole a metà cottura.

Ho preso il toro per le corna

Ovvero, peperoni ripieni di quinoa.

Non conoscevo questi peperoni ma, come spesso accade, grazie al fornitore di verdura del mio amato gruppo d’acquisto solidale, li ho scoperti e apprezzati: perché belli, buoni e molto adatti ad essere farciti: sono i peperoni corna di toro**

Ingredienti

Peperoni corna di toro, 5*

Quinoa bianca, 1 tazza*

Acqua, 2 tazze

Salsa di pomodoro, qb*

Basilico, 4-5 foglie*

Capperi sotto sale, 2 belle manciate

Sale & pepe, qb

Olio e.v.o qb

Timo, qualche rametto*

 

 

Iniziate sciacquando la quinoa sotto l’acqua corrente; poi fate bollire le due tazze d’acqua e buttatecela dentro con un po’ di sale facendola cuocere finché i chicchi non si saranno aperti mostrando il loro ricciolino bianco. L’acqua dovrebbe essere stata assorbita tutta ma in ogni caso scolate la quinoa e lasciatela riposare un po’ in modo che si asciughi e i chicchi si sgranino facilmente.

 

Intanto preparate della salsa di pomodoro al basilico con un po’ d’olio sale e pepe: io sono partita da dei pomodori maturi ma potrete usare i pelati o la passata, l’importante è che profumi bene di basilico e di estate. Lasciatela raffreddare.

Lavate i peperoni, tagliate la parte superiore con il picciolo, togliete i semi e immergete in una pentola d’acqua che bolle i corni, sbollentandoli per 3-4 minuti. Toglieteli dall’acqua, lasciateli scolare e asciugateli con della carta da cucina.

 

Lavate i capperi e tritateli grossolanamente. Bagnate la quinoa con la salsa di pomodoro finché sarà ben colorita ma non liquida, unite i capperi, un goccio d’olio e aggiustate di sale e pepe.

A questo punto riempite i peperoni con la quinoa e adagiateli in una teglia foderata di carta forno e unta d’olio; salateli esternamente su tutti i lati, versate un filo d’olio e dei rametti di timo.

 

 

Fate cuocere in forno a 180 gradi per circa 30 minuti (ma potrete regolarvi meglio a occhio) rigirandoli a metà cottura.

Questa è una versione praticamente vegana e a mio avviso già gustosa così ma se preferirete, potrete aggiungere anche del formaggio, tipo parmigiano o formaggio a pasta filante.

*ingredienti biologici

**naturalmente andranno bene anche i classici peperoni quadrati

Frittata di pomodori verdi

 

Questo è uno di quei piatti che hanno senso in una stagione ben precisa perché gli ingredienti colti o acquistati in un periodo dell’anno diverso da quello naturale, non avrebbero le medesime caratteristiche di gusto e proprietà; in questo caso parliamo dell’estate.

Prendete dei pomodori “cuore di bue” verdi e sodi; dopo averli lavati, tagliateli a fette alte mezzo cm circa, toglietene i semi e tamponatele con della carta assorbente;

questo punto passate i pomodori nel pangrattato e metteteli a cuocere, ben distribuiti e non sovrapposti, in una padella antiaderente dove avrete scaldato poco olio. *

Fateli dorare bene da entrambe le parti, salate e pepate.

Cogliete un bel mazzo di basilico (deve essere abbondante eh) e tritatelo grossolanamente. Cospargeteci i pomodori e quindi versate sopra le uova sbattute con un pizzico di sale coprendo il tutto.

Cuocete da ambo i lati e servite tiepida o fredda.

 

*siccome nel cuocere, le fette di pomodori si ritirano, io ne ho cotte alcune separatamente in una padella più piccola per poi aggiungerle e ridistribuirle a tappare i buchi della padella grande prima di versare le uova.

Torta rustica gorgonzola e fichi

L’albero di fico e il suo profumo sono una delle cose belle dell’estate. Il frutto poi è una vera goduria.

Se c’è una cosa che mi piace in cucina è il contrasto dei sapori e quindi ecco che le cose agrodolci mi piacciono, così come sentire la dolcezza dell’uvetta e la sua mollezza in un piatto salato (in effetti molto più che dentro ad un dolce). Adoro il formaggio con il miele, il cioccolato al peperoncino e il pepe nella marmellata di fragole. E allora un giorno, un paio di anni fa, ho deciso di unire due sapori assai diversi tra loro ma che fanno parte dei miei preferiti: il gorgonzola con i fichi.

 

Per la pasta matta:

 

250 gr farina*

130 gr acqua

35 gr di olio e.v.o*

1 cucchiaio di aceto di mele* (o aceto bianco o vino bianco)

sale q.b.*

Per il ripieno:

 

200 gr gorgonzola dolce

150 gr gorgonzola piccante

500 gr fichi

miele di acacia o di sulla*

timo

sale e pepe q.b

 

Mettete a fontana la farina, al centro mettete l’olio, un pizzico di sale e gradatamente l’acqua – lavorando l’impasto con una forchetta prima e con le mani poi. Controllate la consistenza via via che aggiungete l’acqua, la dose potrebbe variare in base alla farina, all’umidità, alla tipologia di olio.

Formate rapidamente una palla per poi farla riposare coperta, per almeno mezz’ora a temperatura ambiente.

Trascorso il tempo, stendete la pasta col mattarello su un disco di carta forno e adagiatela in una tortiera tonda.

Bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta e poi riempite con il gorgonzola dolce a pezzetti quindi con quello piccante.

Adagiateci i fichi spellati e aperti in due, salateli e pepateli, cospargete con tante foglioline di timo e infine con due cucchiai di miele.

Infornate a 180° per 25-30 minuti.

Lasciatela intiepidire prima di servirla, ancora meglio se potrete prepararla la mattina per la sera.

*ingredienti biologici

 

Cachi mela, frutti d’autunno. Alcuni spunti per usarli in cucina.

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Fornelli tremate le streghe son tornate!

E anche le massaie contemporanee; per quanto tempo, non è dato sapere ma tant’è; è una prerogativa delle casalinghe tsoccole – altra faccia delle massaie contemporanee – quella di andare e soprattutto venire quando vogliono.

Prendetemi finché ci sono insomma.

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In questi giorni, grazie al bel regalo di due amici, mi ritrovo in casa con un bel po’ di “cachi mela” e tra i vari esperimenti fatti per costruirci intorno qualche ricetta ve ne voglio segnalare due – uno salato e uno dolce:


Insalata di pollo, avocado e cachi-mela grigliati

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– 1 avocado maturo ma sodo 

– 1 o 2 cachi mela maturi ma sodi

– 2 o 3 fette di petto di pollo (maturo ma sodo? si, praticamente una milf d(a)elle carni bianche)

– olio e.v.o 

– sale e pepe

– aceto balsamico

Grigliate i petti di pollo salandoli leggermente da entrambi i lati una volta che ne avrete sigillato i succhi; intiepiditi, tagliateli a striscioline; intanto avrete sbucciato e tagliato a fette/spicchi i cachi e a questo punto potrete iniziare a grigliarli nella stessa griglia usata per il pollo (sarà sufficiente passarla con un po’ di carta per togliere le tracce più grossolane della precedentw cottura), salateli leggermente e uniteli alla carne e a questi aggiungete poi l’avocado tagliato a fettine (anche con una mandolina se la consistenza del frutto lo permette). A parte emulsionate olio, pepe, un poco di sale e aceto balsamico e condite la vostra insalata di pollo.

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Crumble di cachi mela (per 3 persone)

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– 4/6 cachi mela (secondo la grandezza)

– succo di 1/2 limone

– 50 gr di farina

– 50 gr di nocciole tritate finemente

– 65 gr di burro + un pezzettino

– 4 cucchiai di zucchero di canna chiaro

Preparate prima il crumble così da poterlo far riposare in frigo mentre preparate la frutta: in una ciotola unite la farina, 2 cucchiai di zucchero, la farina di nocciole e i 65 gr di burro ben freddo tagliato a cubetti; procedete pizzicando e lavorando gli ingredienti il meno possibile ottenendo un composto tutto briciole.

Sbucciate e tagliate a pezzettini i cachi mela. In un pentolino fate sciogliere un pezzettino di burro e unite la frutta, il succo di limone, gli altri 2 cucchiai di zucchero e fate cuocere a fiamma media per 5 minuti ( o almeno finché la frutta si sarà ammorbidita). Ungete una piccola pirofila o degli stampini monoporzione e ricopritene il fondo con la frutta cotta; 

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ricopritela con le briciole di impasto e infornate a 180 gradi per circa 20/25 minuti o fin quando lo strato di crumble sia ben dorato e ai bordi si sia formato un leggero “bruciaticcio” dovuto al caramello della frutta.

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Servite tiepido e accompagnato, per farlo ancora più goloso, da un po’ di gelato al fior di latte. 

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Involtini di sgombro

 

Ed ecco un piatto facile, economico e gustoso:

 

 

 

Filetti di sgombro fresco

Pane raffermo

Latte 

Capperi sotto sale

Prezzemolo

Pinoli

Olio e.v.o

Sale e pepe q.b

Timo

Stuzzicadenti

 

 

Ammollate del pane raffermo in un po’ di latte e poi strizzatelo; sciacquate una manciata di capperi togliendo bene il sale; lavate un bel mazzetto di prezzemolo. Tritate tutto insieme ottenendo un impasto piuttosto appiccicoso, poi aggiungete dei pinoli e una presa di pepe. Stendetelo sui filetti di sgombro lasciandone libere le estremità. Arrotolate il filetto e chiudetelo con uno stecchino da denti. Adagiate gli involtini in una teglia rivestita con carta forno su cui avrete cosparso un filo d’olio. Salateli e pepateli in superficie aggiungete qualche rametto di timo e un altro filo d’olio e infornate a 180 gradi per circa 20 minuti o comunque fin quando saranno dorati (il tempo di cottura dipende dalla grandezza dei filetti). Girateli almeno una volta a metà cottura.

Io li ho spruzzati con un po’ di limone a fine cottura accompagnandoli con un insalata di spinacini freschi e germogli misti.

 

InsolitA AtalasnI

Questa la facevo da ragazzina quando mi divertivo a sperimentare. L’ho rifatta oggi è a distanza di tempo mi piace ancora molto. Un’insolita insalata con tonno, funghi champignon e parmigiano. Tutti ingredienti facili da reperire e che possono risolvere in velocità la cena.

   
   
Tagliate a fettine i funghi e conditeli con un’emulsione di olio e poco limone. Aggiungete il tonno e delle scaglie di parmigiano. Aggiungete un altro goccio d’olio, sale, pepe e un po’ di prezzemolo tritato (oppure un po’ di insalatina tenera) e il gioco è fatto. 

  

IRISH STYLE: insalata di patate e gamberi in salsa di whiskey

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   verde                                                musica                                                   trifogli                                          pub

                        mucche                                                 cieli                                            torba

             vento                              croci                                                  acqua                                viandanti

     cavalli                                                       birra                                             pecore                                         simboli

                             golf                                                  folletti                                                soprusi

      santi                                  oceano                                              gioventù                                         fiori

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La prima settimana di agosto sono stata in Irlanda con la mia mamma, esuberante e generosa settantatreenne appassionata di viaggi. Confesso che ogni tanto mi sento in imbarazzo, io che – forse per compensazione – in gruppo tendo all’invisibilità. Ma riconosco che la sua vitalità e simpatia surclassano quelle di tante persone ben più giovani di lei – me compresa.

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In Irlanda c’erano 15 gradi e si indossava il piumino ma se si beveva l’irish coffee alle 10,00 di mattina poi si stava ben caldi per tutta la giornata.

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In Irlanda ci sono valori antichi ma prese di posizione estremamente moderne. In Irlanda ho mangiato le ostriche più grandi che abbia assaggiato, anche troppo mi permetto di dire, ché buttarle giù in un sol boccone era impossibile.

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In Irlanda hanno sprecato un granchio portandomelo affogato nella panna, che anche lui che sapeva nuotare si è arreso sdraiandosi inerte sul fondo della pirofila con un capo d’aglio attaccato al collo.

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In Irlanda ci sono tante patate che se ci fosse stato mio marito sarebbe stato come un bambino in un negozio di dolciumi (e già qui si può fare della facile ironia, figuratevi se sentivate il racconto del fungo della patata…).

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In Irlanda c’è la guinness che pensavo non mi sarebbe piaciuta e invece…

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In Irlanda c’è il fish and chips (o meglio il cob and fish) con le patate fritte vere e un trancio intero di pesce che ti fa rimanere male perché l’abitudine te l’hanno data i tocchetti ordinati dei fast food e tu il filetto intero mica te l’aspetti. Però che buono!

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Dall’Irlanda ho riportato 830 foto, cappelli di lana e un trancio di salmone affumicato a freddo. Sono pochissimi gli stabilimenti che affumicano il pesce a freddo (ovvero ad una temperatura che non supera i 20-22° contro gli 80-120° del metodo più praticato), perché ci vogliono giorni invece che ore e la resa commerciale dunque è assai più bassa. L’altra sera ho deciso di cimentarmi dunque in una cena di ispirazone irish e se vi va, racconto come è andata.

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Il salmone era davvero buono, il sapore dell’affumicatura delicato come il colore rosa tenue del trancio e l’ho accompagnato molto semplicemente con del pane tostato spalmato di burro (al quale però, dopo averlo ammorbidito, avevo aggiunto prezzemolo tritato e scorza grattugiata di limone).

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E poi mi sono cimentata con una

insalata di patate e gamberi in salsa di whiskey

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4-5 patate di media grandezza

125 gr di gamberoni precotti (sgusciati)

3-4 dita di whiskey (i più bevuti in Irlanda? Jameson, Powers e Tullamore Dew)

½ bicchiere di latte parzialmente scremato (ma ve lo dico, gli irlandesi avrebbero usato la panna fresca)

½ cipolla

½ cucchiaino di concentrato di pomodoro

prezzemolo tritato q.b.

sale e pepe q.b.

farina q.b.

Olio e.v.o q.b.

Ho lessato le patate in acqua salata dopo averle sbucciate e tagliate a tocchetti abbastanza piccoli. Ho infarinato e saltato in padella i gamberi con un goccio d’olio e un pizzico di sale.

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In un pentolino ho fatto appassire la cipolla nell’olio, ho aggiunto il whiskey facendolo evaporare un po’, dopodiché ho aggiunto il latte, un po’ di prezzemolo, sale e pepe, il concentrato di pomodoro e un po’ di farina per far addensare il tutto. Infine ho frullato la salsa ottenuta col frullatore a immersione. Ho unito tutti gli ingredienti e ho servito il piatto a temperatura ambiente con una spolverata di prezzemolo tritato.

La cena è stata irrorata da una birra irlandese scura, simile alla guinness, che ho trovato al supermercato tra le birre artigianali e che ho trovato molto buona: la O’ hara’ s

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Il risultato mi ha soddisfatta molto, spero piaccia anche a voi

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p.s. in Irlanda anche la carne è molto buona e sicuramente da provare è lo stufato di agnello alla giunness

Millefoglie di salmone

  
Voglia di cucinar…saltami addosso! 

In questi giorni di caldo, con pochissima voglia di usare i fornelli, mi ingegno per non farlo. E se non vado a cena fuori (sempre la scelta più allettante) penso a piatti freddi. 

Qualche sera fa mi è venuto fuori un piatto niente male e qui ve lo propongo. Avevo comprato del salmone fresco tagliato sottile, per carpaccio e ho pensato di condirlo con la classica emulsione di olio e limone ma  con l’aggiunta di tante erbe aromatiche fresche (io: basilico, prezzemolo e menta); si tratta di fare un pistou frullando l’olio, il succo di limone filtrato, le erbe e un po’ di sale grosso.

  
Le fette di salmone erano piuttosto strette e lunghe e così ho pensato  di servire il carpaccio su dei piccoli vassoi rettangolari, procedendo a strati: ho tagliato le fette di pesce a misura del piatto e ho proceduto alternandole col pistou (che grazie al limone servirà alla marinatura) e foglie di insalatina al centro.  Ho lasciato marinare 20-30 minuti e poi l’ho servito con semi di girasole e una grattata di pepe nero.

 

Qui la versione con branzino e pistacchi
 

Straccetti di pollo all’arancia

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Ho parlato solo pochi giorni fa di Ghi e di Arancia annunciando che era iniziata la sperimentazione culinaria con il burro chiarificato.

Ed ecco gli straccetti di pollo all’arancia…

1 petto di pollo*

1 cucchiaino di curcuma

1-2 cucchiaini di ghi (burro chiarificato)*

1 arancia (succo e scorza grattugiata)*

½ cipolla rossa (o 1 scalogno)*

farina q.b.*

sale aromatico all’arancia q.b.**

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Affettare sottilmente la cipolla e intanto far sciogliere in una padella il ghi. Aggiungere la cipolla e lasciar appassire. Tagliare a striscioline il petto di pollo e dopo averlo infarinato farlo soffriggere, avendo cura di scottare tutti i lati affinché la carne non perda i succhi; solo a questo punto insaporire con il sale aromatico all’arancia e un po’ di pepe. Aggiungere la curcuma e il succo dell’arancia. Lasciar ritirare a fuoco vivo e prima di servire grattarci sopra un po’ di scorza d’arancio.

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*ingredienti biologici

** il sale aromatico all’arancia è stato uno dei regali handmade che ho fatto lo scorso Natale agli amici,

insieme a quello lavanda-rosmarino-arancia,

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allo zucchero all’arancia (fantastico nel caffè d’orzo), quello al cacao,

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 e alle mele essiccate con cannella e zucchero vanigliato.

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Tutto grazie al mio essiccatore!

Naturalmente anche i barattolini sono opera mia.  🙂

Muscolo di grano con carciofi e habanero orange

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Del “muscolo di grano” ho già parlato qui, non mi dilungherò molto quindi se non aggiungendo che adesso si trova anche alla Coop (I love COOP).

Quella di cui vi parlo oggi è sicuramente la maniera migliore in cui lo ho preparato:

1 confezione di “straccetti” di muscolo di grano

4 carciofi spinosi*

1 carota*

1 spicchio d’aglio*

olio e.v.o*

gomasio (o sale)

Salsa di soia

1 bicchiere di brodo vegetale

peperoncino habanero orange

Pulire e tagliare a spicchi non troppo spessi i carciofi, saltarli in padella con un goccio d’olio e uno spicchio d’aglio, aggiungere la carota tagliata a bastoncini. Dopo qualche minuto insaporire con del gomasio o sale (non troppo perché poi ci penserà la salsa di soia a dare sapidità) e infine bagnare con 2-3 cucchiai di salsa di soia. Farla ritirare a fiamma vivace dopodiché aggiungere la metà del brodo e portare quasi a cottura le verdure. 5 minuti prima che siano definitivamente cotte aggiungere gli straccetti, un altro po’ di brodo e infine una punta di peperoncino habanero orange (ma anche peperoncino normale o pepe se si preferisce). Ultimare la cottura e servire.