Polvere di rosa damascena di Le Erbe di Janas , azienda sarda che produce erbe per la cura e la bellezza di corpo e capelli. La si può acquistare on line o nelle bio-profumerie
Mescolo bene
scaccio le pene
mi bèo del colore
non penso al dolore.
Sono (bugiarda!) assai calma,
con le dita la crema si spalma.
Aspetto: 1, 2, 3…10 minuti
e quando finalmente son finiti
tenere in posa 10-15 minuti prima di risciacquare
sciacquo e mi rimiro
mi guardo in giro
tocco e constato
il dolce morbido risultato.
La rosa damascena – o mosqueta – ha proprietà molto utili per la pelle: illuminante, addolcente, lenitiva e rinfrescante. È indicata per ogni tipo di pelle ma giova particolarmente a pelli mature e sensibili. Sotto forma di polvere, ottenuta dai petali essiccati, è ottima per realizzare maschere di bellezza.
Io l’ho unita all’acqua di cottura del riso, tiepida (e naturalmente senza sale), che ha anch’essa proprietà emollienti e idratanti per la pelle. Dopo averla tenuta in posa, l’ho rimossa con una spugnetta indi ho sciacquato e terminato la routine di bellezza applicando un siero all’acido ialuronico; ma ognuno ovviamente potrà applicare ciò che preferisce: tonico, crema, gel oppure niente.
Quelli del supermercato che sanno tremendamente di erba? (…)
Quelli che avete conosciuto e acquistato in seguito al boom di ristoranti cinesi degli anni ottanta? E che dopo un paio di giorni dall’acquisto lasciano nella vaschetta di plastica quell’acquetta giallognolonerastra (ebbene si, sono l’incubo della Pantone) così inquietante e dall’odore pungente? Ecco, quelli io non li ho mai potuti sopportare. – E forse si intuiva…
(un po’ di tempo dopo…)
Ma veniamo al punto
Signore e signori oggi vi parlo del mio nuovo amore per i germogli.
Un amore che è ancora un germoglio, un flirt diciamo, ma che con le dovute condizioni astrali si potrebbe trasformare in una passione bruciante…e sì che per lo più i germogli si mangiano crudi!
Una piccola scintilla scattò una sera a cena a casa di Flora (che se mai dirigerò un film, avrà questo titolo). E insomma, arrivarono in tavola bel belli e distesi su un vassoio, avviluppati e vaporosi, brillanti, dei germogli di ravanello e di porro. E fu davvero una bella scoperta. Una sorpresa di delicatezza ma contemporaneamente di sapidità e freschezza.
Nonostante questo, la cosa morì lì. Ma si sa che a volte, perché ci si incontri in amore, il tempismo è tutto; e forse quello non era il nostro momento.
Ma insomma nel frattempo le cose cambiano, gli orizzonti si ampliano e le esperienze culinarie anche, la salute, il benessere, la gola, la voglia di sperimentare etc… etc…
e oggi mi ritrovo con un germogliatore in casa. Per quanto lo userò? Quanto durerà la nostra storia? Non lo so, ma se son rose fioriranno.
E se son semi germoglieranno!
Pare che i germogli abbiano tantissime proprietà benefiche contenendo grandi quantità di vitamine, minerali e fibre. E devo dire che sono anche molto buoni(non tutti però!). Benché la mia esperienza sia estremamente breve (al momento ho scoperto che i germogli di ravanello mi piacciono e si ottengono con facilità, che i germogli di cicoria per il mio gusto sono troppo amari (e si che a me la cicoria piace tanto!) e sto facendo il tifo per i germogli di porro che mi sembrano così piccoli e delicati – inerti – da farmi temere per il fallimento.
A proposito di fallimenti, io il germogliatore me lo sono fatto in casa assemblando vari cestelli per la bollitura e la cottura al vapore delle verdure e pare che funzioni; però il mio primo tentativo l’avevo fatto con il sistema delle vaschette di plastica, e i germogli si erano ammuffiti tutti. Stavo quindi per cedere alla tentazione di ordinarne uno su internet quando mi è venuta l’idea dei cestelli evitandomi di comprare qualcosa che poi avrei dovuto collocare riavviando il tetris di tutte quelle volte che devo inserire un nuovo attrezzo da cucina o stoviglia nel mio cucinotto.
Mi sto documentando e un valido aiuto per destreggiarsi è venuto dal bellissimo libro di Rita Galchus “germogli in casa” (logosedizioni) in cui si mostrano diversi sistemi di germinazione, le varie proprietà e i diversi tipi di semi e di loro utilizzo, i temi di ammollo, la resa secondo il quantitativo di semi da germinare e così via.
A grandi linee comunque funziona così:
in un contenitore dal fondo forato che permetta la scolatura di acqua e che abbia un vassoio che la possa raccogliere (o in un barattolo col tappo a rete) si mettono dei semi (bio!) precedentemente ammollati
sul fondo dei cestelli ho messo della garza perché i semi della cicoria erano molto piccoli e passavano dai buchi di filtraggio
e tenendoli coperti si passano sotto l’acqua due volte al giorno fino a quando il germoglio spunterà e crescerà arrivando alla grandezza desiderata (2-4 cm).
A questo punto si lasciano alla luce per qualche ora (circa 4) affinché avvenga il processo di fotosintesi e diventino verdi per la clorofilla.
Poi si prende quest’esplosione di vita e la si mangia: in insalata, insieme alla quinoa, nelle zuppe, in un pesto, in un panino imbottito… nello yogurt, a manciate… saltati in padella…
in insalata, conditi con olio e gomasiocon la “finta parmigiana” per abbatterne l’aciditàInsieme al pesto di rucola e mandorle tra due fette di pane ai semi oleosi dell’azienda Gli amici del Cerro
Finito il lavoro nelle scuole, che mi ha portata a giro per la Toscana in moltissime scuole primarie a lavorare con i bambini sull’educazione al consumo (per la coop. Mèta), mi sono ritrovata con un po’ di fogli e fotocopie inutilizzati che, uniti a quelli che avevo già a casa e che solitamente taglio per farne foglietti volanti su cui appuntarmi idee e dati che altrimenti rimarrebbero altrettanto volanti, hanno costituito una notevole risma.
Questa volta, invece di lasciarli così ho deciso di farci dei piccoli quaderni per appunti; il tipo di appunti che si prendono al telefono corredandoli con disegnini e ghirigori mentre si ascolta il nostro interlocutore (chissà se guardando i ghirigori si può capire se l’interlocutore era simpatico o antipatico…). E così sono nati i POP NOTES. Ennesimo tentativo di mettere in ordine la scrivania che non ho. E ho detto tutto.
Se volete cimentarvi in imprese di riciclo simili, ecco cosa ho usato io:
fogli di carta A4 di riciclo
con almeno una faccia bianca, libera; andranno benissimo anche tutti quei fogli che ci arrivano per posta a corredo di bollette, estratti conto ecc… e che non contengono dati sensibili; ma anche vecchie fotocopie o volantini.
spillatrice
nastri adesivi colorati, nastro adesivo di carta, colla stick
e tutto ciò che possono suggerire fantasia ed estro
ritagli di giornali e riviste, timbri assortiti, adesivi, pennarelli e matite ecc…
Dopo aver tagliato la carta del formato che preferite (io la metà del foglio A4), riuniteli in piccole risme da 12-15 fogli (o quanti vi permetterà di pinzarne la vostra spillatrice) e poi decoratene la “copertina” e il retro come più vi piace.