Avete presente i germogli di soia?
(…)
Quelli del supermercato che sanno tremendamente di erba? (…)
Quelli che avete conosciuto e acquistato in seguito al boom di ristoranti cinesi degli anni ottanta? E che dopo un paio di giorni dall’acquisto lasciano nella vaschetta di plastica quell’acquetta giallognolonerastra (ebbene si, sono l’incubo della Pantone) così inquietante e dall’odore pungente? Ecco, quelli io non li ho mai potuti sopportare. – E forse si intuiva…
(un po’ di tempo dopo…)
Ma veniamo al punto
Signore e signori oggi vi parlo del mio nuovo amore per i germogli.
Un amore che è ancora un germoglio, un flirt diciamo, ma che con le dovute condizioni astrali si potrebbe trasformare in una passione bruciante…e sì che per lo più i germogli si mangiano crudi!
Una piccola scintilla scattò una sera a cena a casa di Flora (che se mai dirigerò un film, avrà questo titolo). E insomma, arrivarono in tavola bel belli e distesi su un vassoio, avviluppati e vaporosi, brillanti, dei germogli di ravanello e di porro. E fu davvero una bella scoperta. Una sorpresa di delicatezza ma contemporaneamente di sapidità e freschezza.
Nonostante questo, la cosa morì lì. Ma si sa che a volte, perché ci si incontri in amore, il tempismo è tutto; e forse quello non era il nostro momento.
Ma insomma nel frattempo le cose cambiano, gli orizzonti si ampliano e le esperienze culinarie anche, la salute, il benessere, la gola, la voglia di sperimentare etc… etc…
e oggi mi ritrovo con un germogliatore in casa. Per quanto lo userò? Quanto durerà la nostra storia? Non lo so, ma se son rose fioriranno.
E se son semi germoglieranno!
Pare che i germogli abbiano tantissime proprietà benefiche contenendo grandi quantità di vitamine, minerali e fibre. E devo dire che sono anche molto buoni(non tutti però!). Benché la mia esperienza sia estremamente breve (al momento ho scoperto che i germogli di ravanello mi piacciono e si ottengono con facilità, che i germogli di cicoria per il mio gusto sono troppo amari (e si che a me la cicoria piace tanto!) e sto facendo il tifo per i germogli di porro che mi sembrano così piccoli e delicati – inerti – da farmi temere per il fallimento.
A proposito di fallimenti, io il germogliatore me lo sono fatto in casa assemblando vari cestelli per la bollitura e la cottura al vapore delle verdure e pare che funzioni; però il mio primo tentativo l’avevo fatto con il sistema delle vaschette di plastica, e i germogli si erano ammuffiti tutti. Stavo quindi per cedere alla tentazione di ordinarne uno su internet quando mi è venuta l’idea dei cestelli evitandomi di comprare qualcosa che poi avrei dovuto collocare riavviando il tetris di tutte quelle volte che devo inserire un nuovo attrezzo da cucina o stoviglia nel mio cucinotto.
Mi sto documentando e un valido aiuto per destreggiarsi è venuto dal bellissimo libro di Rita Galchus “germogli in casa” (logosedizioni) in cui si mostrano diversi sistemi di germinazione, le varie proprietà e i diversi tipi di semi e di loro utilizzo, i temi di ammollo, la resa secondo il quantitativo di semi da germinare e così via.
A grandi linee comunque funziona così:
in un contenitore dal fondo forato che permetta la scolatura di acqua e che abbia un vassoio che la possa raccogliere (o in un barattolo col tappo a rete) si mettono dei semi (bio!) precedentemente ammollati

e tenendoli coperti si passano sotto l’acqua due volte al giorno fino a quando il germoglio spunterà e crescerà arrivando alla grandezza desiderata (2-4 cm).
A questo punto si lasciano alla luce per qualche ora (circa 4) affinché avvenga il processo di fotosintesi e diventino verdi per la clorofilla.
Poi si prende quest’esplosione di vita e la si mangia: in insalata, insieme alla quinoa, nelle zuppe, in un pesto, in un panino imbottito… nello yogurt, a manciate… saltati in padella…



Ma che brava! Geniale
Grazie Enrico! 🙂