Il 17 e 18 ottobre scorsi si è svolta, c/o l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, su progetto della psicologa Laura Vagnoli e del reparto di Terapia del dolore, la I Conferenza Internazionale sui clown ospedalieri in pediatria.
Al Meyer ci sono i clown di Soccorso Clown o.n.l.u.s, professionisti dello spettacolo al servizio dei bambini e degli anziani in ospedale, e quindi ci sono anche io – che dal 2003 ne faccio parte.
Essendo i “padroni di casa” è spettato a noi l’onere e l’onore dell’accoglienza e dell’intrattenimento.

C’erano medici e clowns da tutto il mondo ed ha rappresentato un momento di confronto importante tra le varie associazioni operanti non solo con presupposti distanti (professionisti vs volontari) o su territori (Italia-Francia-Stati Uniti-Danimarca-Portogallo etc…) ma talvolta in culture completamente diverse (Israelita, Indiana).
Tra i medici c’erano principalmente psicologi, a tutt’oggi gli unici, almeno nella mia esperienza, che usano realmente il clown come strumento di terapia. Come ha detto proprio durante il convegno la dott.ssa Farneti, che ha tenuto uno degli interventi a mio avviso più interessanti, la cultura su cosa sia realmente un clown è pressoché nulla – il clown non è colui che fa ridere, il clown è colui che con leggerezza può affrontare tutti gli stati d’animo e le cose della vita, belle e brutte; può far ridere, sorridere, commuovere; può parlare di vita e di morte.

Ecco perché forse il clown, figura perennemente fuori luogo, in ospedale non lo è poi così tanto. Ma, sempre per citare la dott.ssa Farneti, diciamoci la verità, i medici non amano i clown. Ci tollerano, ci sorridono e (almeno negli ospedali in cui lavoro io) non ci osteggiano. Ma non ci usano realmente. Il rapporto è invece migliore con gli infermieri, lontano da essere quello ottimale, ma almeno su una strada buona.



Tra i vari interventi artistici effettuati durante la conferenza, anche un estratto del mio spettacolo “Mon ami chapeau”

Sapete come mi sono fatta queste belle guanciotte? Con dei pomodorini; sono pur sempre una massaia! Dovreste vedermi mentre con aria furtiva osservo le confezioni al supermercato per studiare il calibro dei pomodori e di nascosto cerco di toccarli per capirne la consistenza. E dopo averne usati qualcuno per le prove e lo spettacolo? Che fine fanno gli altri pomodori?
Questa volta son finiti in padella come Pomodorini caramellati:

In una padella antiaderente versate un poco d’olio e fate soffriggere dei pomodori ciliegini ben lavati e interi; dopo qualche minuto aggiungete un po’ di zucchero, dell’aceto balsamico e un po’ d’acqua (io ho proceduto ad occhio e assaggio). Dopo averli fatti cuocere qualche minuto a fuoco vivo, abbassate la fiamma e coprite. Se necessario aggiungete un po’ d’acqua. Saranno pronti quando la pelle si presenterà rugosa e inizieranno a spaccarsi.