Il caos che ho dentro e le strategie per arginarlo

 

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Oggi vi aprirò il cuore, il cuore del mio armadio. E credetemi se vi dico che è una parte estremamente personale perché in esso sono racchiuse alcune delle mie più profonde debolezze.

Quando comprai questa casa, l’architetto che l’aveva ristrutturata e di cui non finirò mai di dire male per tutta una serie di motivi che non sto a spiegare adesso, aveva previsto lo spazio per un armadio normale. Uno di quelli che per due persone “normali”, forse stringendosi un po’, sarebbe stato sufficiente ad ospitare abiti e biancheria per la casa. Ma in questo appartamento una delle due persone che lo abitano, tanto normale non lo è – almeno per due motivi:

  1. la professione: fare l’attrice, il clown e il clown-ospedaliero prevede costumi, càmici, oggetti, cappelli, scarpe – di ogni epoca, colore e tessuto.

  2. la fissazione: per i vestiti e la propria immagine.

    Questa fissazione è in parte una deformazione di famiglia: tra me, mia mamma e mia sorella la differenza in questa passione sta nei gusti (e neanche troppo) e, in certa misura, nella disponibilità economica o nella tendenza a fregarsene, di questa disponibilità; per il resto, dateci un negozio o una bancarella e riusciremo a trovare qualcosa da comprare anche se gli articoli fossero destinati a laboratori chimici (vuoi mettere il fascino delle ampolline???!!!) o alla cardiochirurgia (una valvola a farfalla ha sempre un suo fascino).

    Ciò che non può la tendenza genetica lo fa l’insicurezza – non vi dico le ore passate davanti allo specchio provando tutto il possibile…ore che aumentano esponenzialmente in fase di sindrome premestruale.

Insomma, addio al progetto del negligente architetto e benvenuto al mio, realizzato grazie alle mani d’oro del mio babbo elettivo Giorgio grazie al quale ho un armadio a tutta parete, alto fino al soffitto capace di contenere i miei vestiti e quelli di mio marito, anche se in percentuale assai differente. Anche la biancheria per la casa? No, quella sta nel vano contenitore del letto. Anche tutti i costumi di scena? No, la maggior parte sta in cantina.

Ma perché, vi chiederete, racconto queste cose? Perché questo è periodo di cambio stagionale degli armadi, pratica che mette a dura prova i miei nervi e quelli di tante massaie, soprattutto quelle contemporanee che troppo spesso, in questo mondo in cui tutto passa attraverso l’immagine sono, loro malgrado, affette dal morbo dell’acquisto compulsivo.

Per quanto mi riguarda la cosa più snervante è il caos che a fine stagione regna tra grucce e scaffali, potete vederne un esempio qui sotto

Il Big Bang
Il Big Bang

no, non ci sono stati feriti.

Comunque, armata di pazienza, di solito ne vengo a capo e riesco a riportare tutto a questo grado di ordine

La quiete dopo la tempesta
La quiete dopo la tempesta

che durerà circa un mese e mezzo per poi iniziare il suo cammino lento ma inesorabile verso il big bang.

Nel rimettere a posto faccio pulizia, eliminando cose vecchie e acquisti sbagliati che spesso, messi nei sacchi per poi essere ceduti a chi può farne buon uso e a varie amiche, acquistano più o meno questa dimensione

Lo smaltimento
Lo smaltimento

Si, potete dirlo che sono pazza! (soprattutto se considerate che questa è solo una parte di quello che ho dato via).

In anni di accumulo e smaltimento ho potuto desumere alcuni punti fermi:

  1. non serve a niente sapere di essere molto brava a scovare cose belle (per il mio gusto naturalmente) rimanendo dentro un badget alla mia portata, perché quando i sacchi di cose da dare via sono così tanti, è inevitabile pensare a quanti soldi ho gettato.

  2. Per quanti buoni propositi io faccia, la stagione entrante mi vedrà nuovamente accumulare e dare via.

  3. dopo aver buttato o dato via qualcosa arriverà sempre il momento in cui mi maledirò per averlo fatto, perché tornerà sempre un’occasione in cui proprio “quello” sarebbe stato perfetto.

Strategie per arginare questi problemi? Ne ho. Funzionano? Quasi mai, ma non per colpa loro.

Vediamole:

  • Evitare accuratamente di avere tempo libero (soprattutto la mattina) per andare a giro tra bancarelle e mercatini – e per una “precaria” come me…

  • Fare un fioretto, una sorta di patto con se stessi mettendo in gioco una posta a cui tenete molto in modo da avere un valido motivo per frenarvi (il trucco sta nel procedere per periodi brevi e con obiettivi precisi: non ditevi genericamente non comprerò niente di superfluo per un anno, non funziona)

  • Non buttate le cose della stagione appena finita, aspettate che ritorni: mettete via le cose invernali e fate ripulisti tra le cose della stagione entrante; solo così avrete (quasi) la certezza di dare via ciò realmente non volete più; un maglione può esservi venuto a noia perché lo avete portato tutto l’inverno e pur credendo di non volerlo mettere più, l’inverno successivo lo rivorrete. Aspettare almeno tre cambi stagionali prima di gettare per noia.

Da quest’anno però a questi punti strategici ne aggiungo un altro – da terapia d’urto – ovvero guardare questo video dal minuto 15 circa. Si tratta di un servizio su un uomo meraviglioso, guardatelo, vi innamorerete di Raphael come è successo a me.

Quanto durerà quest’innamoramento? Temo fino a martedì prossimo, giorno di mercato alle Cascine.

Con rassegnazione,

la vostra massaia compulsiva.

 

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2 pensieri riguardo “Il caos che ho dentro e le strategie per arginarlo

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